I movimenti del piede

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La biomeccanica del passo ci conferma che non esiste volontarietà nel cammino se non nel suo avvio, nelle variazioni di percorso e nella decisione di arrestarsi. Pertanto tutti i movimenti che si verificano nel cammino avvengono in maniera automatica, secondo un programma ontogenetico che inizia dal primo anno di vita e si perfeziona verso i tre anni. Questo fenomeno di ridondanza attivo a livello cinetico e muscolare promuove schemi di movimento e reclutamento muscolare diversi in funzione delle necessità fisiologiche, dovute al proprio modo di camminare, o a necessità patologiche dovute alla compensazione di alcuni deficit.

 

Il cammino si divide in due fasi: la fase di appoggio e la fase intermedia.

La fase di appoggio inizia con la compressione del tallone con il suolo e finisce con il distacco del piede dal suolo. In questa fase il peso del corpo grava solo sul piede d’appoggio e la progressiva stabilizzazione dei carichi dell’arco laterale del piede sono a carico dell’articolazione calcaneo-cuboidea o articolazione trasversa del tarso.

 

La fase intermedia inizia alla fine del contatto con il suolo e finisce quando il tallone si solleva. In questa fase la gamba ruota verso l’esterno ed inizia la supinazione della sottoastragalica ed il carico si distribuisce progressivamente sull’arco laterale del piede.

 

Nella fase di appoggio il 12% è occupata dal solo tallone, il 60% dall’intera pianta.

         BIOMECCANICA DEL PIEDE                Prof. Arturo N. NATALI

Nella progettazione di un plantare universale anatomico, va considerata l’importanza dell’appoggio distribuito tra i due piedi, esso è fondamentale per la stabilità posturale del corpo dove la fase di contatto con il suolo raggiunge una forza di poco superiore al peso del corpo, per poi decrescere nella fase intermedia fino al 75% del peso del corpo e successivamente aumentare nella fase propulsiva quando raggiunge un massimo pari al 125% del peso del corpo.

Medstan grazie alla collaborazione ed il testing con due università: Pisa e Padova, con il costante ausilio di un’equipe formato da Medici, Ricercatori e Podologi ha sviluppato un attento studio sulla fisiologia del piede sia a livello anatomico che biomeccanico promuovendo dopo anni di testing un progetto unico di elevata capacità terapeutica.

Valutazione del piede in movimento e simultanea relazione posturale della colonna vertebrale:

Piede: nel pieno appoggio il piede aderisce prima con il calcagno e cuboide, poi sulle teste del 4° e 5° metatarso e successivamente sulla testa del 1° metatarso;

 

Coscia e Gamba: nella fase di sospensione e all’inizio dell’appoggio, ruotano verso l’interno di circa 15-20 gradi, mentre per il resto dell’appoggio la rotazione è esterna;

 

Bacino: si inclina di circa 5 gradi, nella fase di appoggio verso l’arto inferiore oscillante e ruota verso il lato dell’appoggio;

 

Tronco e Rachide: si flettono verso l’arto inferiore in appoggio spostandosi mediamente di circa 1,5 cm; il tronco ruota in direzione opposta al bacino; il rachide realizza una rotazione dorsale e una lombare opposte di direzione.

 

Capo: si sposta verticalmente e lateralmente per circa 2 cm.

 

La ricerca dell’unicità della postura spesso ignora la fondamentale proprietà del tessuto connettivo ossia la viscoelasticità fondamentale per la nostra flessibilità. La stabilità posturale infatti è assicurata, nel campo gravitazionale dal continuo movimento, dall’impiego alternato fascia-muscoli e dalla loro oscillazione funzionale.

Il sistema miofasciale-scheletrico è quindi una struttura non stabile ma in continuo equilibrio dinamico.

Il nostro organismo è in grado di variare la distribuzione interna dei pesi senza necessariamente modificare la postura ed è l’efficienza del suddetto sistema a garantire in primis il benessere della colonna vertebrale.

La statica è caratterizzata da oscillazioni posturali, visibili e quantificabili tramite l’esame stabilometrico, corrispondenti a ritmici movimenti sui piani traverso e frontale. La stazione eretta è dunque un moto senza progressione, in cui l’inibizione dello spostamento avviene grazie ad un intervento muscolare supplementare che possiamo definire decelerante. Essa pertanto risulta più difficoltosa e più dispendiosa dal punto di vista energetico rispetto alla stessa locomozione.

La spasmodica ricerca della simmetria dei vari segmenti corporei non sempre è garanzia di salute, ma in taluni casi, quando ricercata forzatamente, può risultare eccessivamente stressante e dannosa, pertanto l’obbiettivo di questa ricerca è trovare l’armonia funzionale in quanto più fisiologica.

                                                                                                                                                                         Dr. Bruno Cordazzu